La Strada

Un nuovo appuntamento con i consigli della Jam Letteraria. In collaborazione con CliccaLivorno.it

La Strada – Cormac McCarthy

Recensione di Alessio Simoncini

La stradaIn un futuro post-apocalittico, un padre e un figlio tentano arrivare all’oceano sperando di trovare temperature miti; questa è la trama essenziale de “La Strada”, acclamato romanzo di McCarthy.

Il libro ha una struttura a piccoli paragrafi, che suscita fin da subito un grande senso di discontinuità. Frasi brevi e periodi da una sola parola ci trascinano in un mondo disperato, nel quale l’uomo non è più capace di provvedere al proprio sostentamento ed è costretto a rinunciare a tutto ciò che non sia essenziale. Ed è proprio così la scrittura di McCarthy: essenziale. Le parole sembrano essere state levigate per adattarsi nella frase, come se ogni vocabolo pretendesse di espandersi oltre il proprio campo semantico per sopraffare gli altri in una metaforica lotta per la sopravvivenza. Sono ridotti all’osso anche gli elementi di punteggiatura, il superfluo è stato abbandonato. Persino i nomi dei protagonisti sono stati rimossi.

Tutto quello che sappiamo è che stiamo leggendo di un Uomo e del suo Bambino, dei loro zaini, della loro pistola con due colpi — pochi per difendersi, abbastanza per farla finita — e del loro carrello. Per tutto il libro ci sentiamo vicini a loro: abbiamo paura quando hanno paura, abbiamo fame quando hanno fame, subiamo le loro fatiche e ci sentiamo sperduti insieme in questo mondo senza speranza. L’autore ci accompagna nelle riflessioni del padre e nei suoi incubi, nelle notti buie e fredde, ci lascia guardare il figlio crescere sempre più deperito, privato di una madre e di un’infanzia.

Ma non c’è sentimentalismo o retorica, il padre non può, nonostante i ricordi strazianti e le paure ataviche, lasciarsi andare perché suo figlio dipende da lui, ed entrambi trovano nell’altro l’unica giustificazione alle proprie vite. Il genere umano è costretto ad affrontare il mondo come agli albori della sua esistenza. Ogni cosa ha perso il proprio valore: i cartelli, le macchine, le case sono tutte testimonianze di un passato lontano, di una narrazione ormai ultimata. Residui inutili di cui sbarazzarsi sembrano essere anche tutte le prescrizioni morali ed i valori del vecchio mondo, un unico obiettivo in tutta la giornata: sopravvivere. Sulla strada si troveranno ad affrontare il freddo più intenso, la fame più profonda e altri uomini che, pur di sopravvivere, hanno abbandonato qualsiasi precetto morale sfociando nel cannibalismo.

In tutto questo, è proprio il tentativo di sopravvivere senza rinunciare alla propria umanità l’unico timido barlume di speranza.
La strada, dunque, diviene strumento di orientamento e pericolo, rifugio sul quale trascinare il carrello ma luogo da abbandonare in caso di avvistamenti sospetti.
La strada come un misuratore della propria volontà di vivere, oltre che unico mezzo per orientarsi; l’ultimo residuo di un mondo superato e anello di congiunzione tra la speranza del viaggio e la certezza dell’assenza del fine, sia esso spaziale o ideale.

 

Consiglio La Strada a: Chiunque voglia confrontarsi con un romanzo post-apocalittico dalla struttura e scrittura originale che affronta tematiche teleologiche e esistenziali complesse. Ai lettori di altri scrittori definiti minimalisti che vogliono confrontarsi con un diverso modo gestire la pagina, e a chi intende affacciarsi sulla letteratura americana.

 

Citazione:
Perchè si chiamano statali?
Perchè una volta erano proprietà degli stati. Di quelli che all’epoca si chiamavano stati.
E adesso di stati non ce ne sono più?
No
Che fine hanno fatto?
Non lo so di preciso. È una bella domanda.
Ma le strade ci sono ancora.
Si, almeno per un po’.
Per un po’ quanto?
Non lo so. Magari per un bel pazzo. Quelle è impossibile sradicarle, quindi dovrebbero restare al loro posto per un bel pezzo.

 

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