Via Renato Fucini

Continua in via Renato Fucini il nostro itinerario storico-poetico-toponomastico-letterario attraverso e lungo Vie, Viali, Piazze e Piazzette di Livorno.

Ed eccoci arrivati, oggi in tutt’altra via e, in compagnia di tutt’altro autore. si tratta di Via Renato Fucini scrittore ( 1843 – 1922).

I Fucini abitarono a Campiglia Marittima, in provincia di Livorno) fino a quando, nel 1849, il padre non perse il posto di lavoro e la famiglia non fu costretta a trasferirsi prima a Livorno, poi ad Empoli. Nel 1859 il giovane Renato si trasferì a Pisa per frequentare i corsi di agraria, grazie ai quali pochi anni dopo riuscì a trovare lavoro a Firenze, allora capitale d’Italia. Fu proprio a Firenze che iniziò a scrivere i primi sonetti in vernacolo pisano, sonetti che lo resero celebre in tutta la Toscana. Furono pubblicati con il titolo Cento sonetti in vernacolo pisano nel 1872, e si rivelarono un successo editoriale a livello nazionale. Per tale edizione il Fucini assunse lo pseudonimo-anagramma di Neri Tanfucio, di professione muratore.

Dopo aver lavorato alla biblioteca Riccardiana di Firenze dal 1901 al 1907, trascorse i suoi ultimi anni di vita a Castiglioncello dove morì nel 1922.

A dieci anni dalla proclamazione di Roma, capitale del Regno d’Italia, iniziò un’intensa campagna a favore delle prime vaccinazioni di vaiolo. Ecco come reagì il protagonista di tanti sonetti del Fucini, in questo appunto: Er Vaiolo, in perfetto vernacolo pisano.

Er vaiolo

Io li lasso discorre’ cor vaiolo;
Ma, Dio guardi, s’attentano a vienì
A sciupammi ‘ braccini ar mi’ figliolo,
Sputan l’anima sua, vorre’ morì.
Me lo ‘rede, ‘Mabilia, ho questo solo –
Fai sèrvo, Bastianino, – eccolo ‘vi!
Ma piuttosto lo sbacchio ‘n d’un piòlo
Che lo ‘nnestalli ‘ver veleno lì.
Chè po’ ‘un è vero, sa? nun li dii retta
A questi lusurai der sangue umano.
Dice: assarva la vita… una saetta!
Scusi: ‘un glielo ‘nnestonno ar signor Tito?!
Ma quando viense giù da un quarto piano,
Lo sa ‘n po’ po’? rimanse lì stecchito!

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