I consigli della Jam Letteraria livornese, sesta puntata

Siamo arrivati alla quinta puntata dei consigli del gruppo della Jam Letteraria livornese in collaborazione con CliccaLivorno.it!

Wise Blood di Flannery O’Connor

Recensione di Rachele Salvini

Wise Blood CliccaLivorno

Per quanto Flannery O’Connor sia una scrittrice famosissima negli Stati Uniti, sia i suoi romanzi che le sue raccolte di racconti non sono particolarmente note tra i lettori italiani, cresciuti, quando si tratta di letteratura statunitense, a suon di Hemingway e Kerouac.
Eppure, Wise Blood è uno dei pilastri fondamentali della letteratura americana, tant’è che lo trovate anche nel bellissimo corso tenuto dalla professoressa Amy Hungerford presso l’università di Yale, di cui la Jam ha parlato sulla sua pagina Facebook e che trovate qui.
Wise Blood è una storia religiosamente disturbante, pregna di un immaginario violento che cozza prepotentemente con l’ambientazione in cui le vicende si svolgono, ovvero i paesini e le strade sterrate del Sud degli Stati Uniti.
In un periodo in cui molti si interrogano sulle ragioni che hanno portato ai recenti eventi nella politica statunitense, contraddistinti dalla crisi della sinistra democratica e dalla rimonta di un governo più tradizionalista, i cui sostenitori e fautori auspicano ad un “avanzamento del regno di Dio”, Wise Blood è fonte di interessanti spunti di riflessione. Flannery O’Connor, nota principalmente per i suoi racconti, visse gran parte della sua vita in un minuscolo paesino in Georgia chiamato Milledgeville. Nacque a Savannah nel 1925 e morì giovanissima, a soli trentanove anni, di lupus. Partecipò all’Iowa Writers Workshop, tutt’oggi il più importante programma di scrittura creativa americano. Da molti considerata una scrittrice religiosa, la O’Connor si dichiarava cattolica, ma non smise mai di interrogarsi sui misteri e le contraddizioni che la fede poteva comportare sulle vite dei piccoli – ma immensi – personaggi che popolano i villaggi dell’America profonda.
In Wise Blood – romanzo composto, tra l’altro, quando la O’Connor divenne nota per i suoi racconti e le fu commissionato di intrecciarne alcuni in un unico filo narrativo – la prosa è scarna, asciutta eppure densa di immagini inquietanti e atroci, che colpiscono il lettore come un refolo di vento quando si volta un angolo. Il protagonista, Hazel Motes, è uno dei più irascibili e oscuri personaggi della letteratura americana. Dopo aver prestato servizio militare durante la Seconda Guerra Mondiale, torna a casa, nel Profondo Sud, ma è continuamente disturbato dagli incubi della guerra e appesantito dalla lunga tradizione religiosa familiare, a partire dalle imposizioni della forte figura del nonno, un noto predicatore. Una volta tornato a casa, Hazel comincia una lotta privata contro la religiosità della comunità e decide di fondare una nuova chiesa – la Chiesa Senza Cristo. La sua fede in questo nuovo credo è forte, feroce, lo costringe a compiere atti folli e a lottare contro un cristianesimo che difficilmente riesce a strapparsi di dosso. La crisi esistenziale e spirituale di Hazel Motes e il suo disperato ed estremo nuovo credo non sfociano mai nel tentativo di adorare qualcuno o qualcosa di diverso, ma solo nel brutale ripudio della figura divina e nel totale rifiuto di ogni dogma e tradizione più radicata della religione cristiana, che si attua attraverso l’auto-imposizione di ulteriori regole e dogmi. Hazel è un personaggio diviso, tormentato dal senso di colpa, completamente scollato dal mondo che lo circonda e dai personaggi – altrettanto inquietanti – che gli ruotano intorno e che lo accompagnano nel suo percorso di rifiuto della fede. Le tentazioni non lo scalfiscono, le parole che gli vengono rivolte, sia come attacchi che come inviti, raramente provocano in lui una risposta. Nella sua lotta contro la religione della comunità, Hazel Motes diviene più cristiano di un cristiano, più santo di un santo, abbandonato da tutti, appeso allo straordinario e sinistro filo che lo condurrà alla risoluzione dei suoi personali misteri della fede.
Lo consiglio a chi: vuole indagare sulla cultura e sulla religiosità dell’America Profonda di cui molto oggi si sente parlare per quanto riguarda la vittoria Trump.
Citazione: “Nothing matters but that Jesus don’t exist.


R.A. Salvatore – Trilogia degli Elfi Scuri

Recensione di Lorenzo Cecere Palazzo

Trilogia degli elfi oscuri CliccaLivorno

La trilogia è composta da “Il dilemma”, “La fuga” e “L’esilio di Drizzt”, ma è possibile trovare i tre libri in un unico volume. Salvatore scrive utilizzando l’ambientazione dei Forgotten Realms, un mondo fantastico inventato per supportare avventure di Dungeons&Dragons.
L’autore scrive di una regione in particolare del Faerûn, il Sottosuolo (o Underdark in lingua inglese). Il Sottosuolo è abitato da temibili creature, tra cui gli elfi scuri. La città per eccellenza dei drow è Menzoberranzan. In questa spietata società matriarcale, in cui sotterfugi e tradimenti sono pane quotidiano, nasce Drizzt Do’Urden, un elfo che nei libri di Salvatore diverrà leggenda. Il libro ci permette di seguire il percorso di Drizzt da vicino. Per quanto sia uno dei migliori spadaccini della città, non vuole divenire una spietata arma da utilizzare a piacimento della matrona e per questo dovrà affrontare insidie e pericoli. Salvatore descrive in maniera chiara e diretta lo svolgimento di un combattimento, senza risultare mai artificioso o incomprensibile.
Il libro ruota intorno al dilemma esistenziale del giovane elfo, che si domanda il perché della malvagità dei propri simili ed esprime la volontà di ribellarsi al matriarcato crudele. È nato con il corpo di un elfo scuro, ma non si sente tale.
Questi valori, insoliti per un drow, porteranno Drizzt ad un lungo peregrinare e ad affrontare avventure fantastiche ed eroiche alla ricerca della propria identità. Il lettore, insieme al leggendario Drizzt Do’Urden, potrà godere di scontri al confine dell’epico e di avventure inaspettate.


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Arrivederci alla prossima puntata!

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